Mi chiamo Marta, ho 34 anni, e da
due ho una fitta e intensa relazione con Jonny: un adenocarcinoma metastatico
al IV stadio. Ho incontrato Elisa ad un pranzo, e mi ha conquistata. e ho
risposto alla sua richiesta.
Scoprire che hai un cancro non è
semplice. Scoprire che la tua vita non sarà più la stessa non aiuta a guardare
il futuro. Scoprire quanto ami la vita, aiuta a ricostruire la tua vita, forse
per la prima volta, come una nascita, ed ad un certo punto non sei più cieca,
ma vedi bene, vedi meglio. So che può sembrare bestiale, ma io sono rinata con
questa malattia, attraverso questa malattia ho conosciuto me stessa.
La malattia mi ha cambiata molto,
lo sta facendo ancora, visto che Jonny è
ancora in affitto, nonostante lo sfratto inviatogli, nella consapevolezza delle
mie armi, nella mia sensibilità, nel mio cinismo, nella mia determinazione, nel
mio pensiero. Jonny l'ho chiamato. non
volevo essere volgare nell'attribuirgli un nome, va rispettato è un nemico che
per essere sconfitto va rispettato.
Quando tutto è cominciato era
l'agosto 2013.
Non dormivo. Avevo passato la notte a leggere "Scrivimi
Ancora" e piangevo. Piangevo all'idea di perdere mio padre. L'uomo che
amo, lui e i suoi silenzi, le sue carezze che sono il suo mondo di
affetto.
Di quella notte ricordo il prurito, il libro, le
lacrime e mio marito che dormiva.
La mattina dopo mi sarei recata a fare gli esami del
sangue sperando che qualcosa venisse fuori perché ormai erano 10 giorni che non
dormivo. Non dormivo e mi sentivo dire che ero una lagna. i parenti.. E mio
marito zitto. Faccio gli esami del sangue, odio gli aghi, odio vedere il mio
sangue che riempie quella cazzo di canula.
Torno a casa. Cerco di riposare ma il prurito e tanto.
Appena mangio qualcosa devo andare in bagno. Mio marito va a correre e torna
con la jeep del soccorso perché si è distorto una caviglia. E lo portano un
ospedale. Io mi vesto e lo raggiungo. Un pomeriggio lungo in pronto soccorso.
Ricordo ancora alcuni volti. Ad un certo punto dico vado a vedere se i miei
esami sono pronti. Sono salita, ho percorso il corridoio, sono in tempo e sono
pronti. Li ritiro. Li apro. Il cuore batte forte durante la lettura. Purtroppo
sono competente x leggerlo. Esco dall'ospedale e mi accendo una
sigaretta, di istinto chiamo il mio medico di base, uomo rude e brutale, ma un
bravo diagnostico. Lui tira un porco e mi dice di farmi fare subito un eco
all'addome. Io obbedisco. Ora sono io in sala d'attesa. Aspetto. Vengo
chiamata, entro mi visitano e mi mandano a fare l'eco. Entro un questa stanza.
Dentro una dott.sa
giovane. Mi stendo sul lettino, scopro l'addome e la vedo sbiancare. E sta
Troia mi dice ci sono dei noduli. Io non capisco, o forse capisco anche troppo
bene, le ripongo la domanda. Lei mi risponde e' un tumore. E io confermo
dentro di me che è una troia. Ma si può parlare così?!?
Esco.
Stordita mi riportano in sala d'aspetto. Fisso
mio marito che ovviamente non aveva capito nulla. Avevo il terrore dentro. Mi
richiamano in ambulatorio e la dottoressa mi dice Marta io ti tratterei per
farti la tc, io le rispondo che vado a casa a Padova e mi faccio ricoverare li.
Così firmo la dimissione. Esco. Chiamo mia madre che mi dice che non sarà
niente. Io mi incazzo. Parlo con mio padre che non sa cosa dirmi e mi dice di
andare a Padova e che mi avrebbe raggiunta la mattina dopo. Così io
terrorizzata preparo da sola tutti i bagagli, carico la macchina sotto un
diluvio. Chiamo la madrina e le dico cosa mi hanno detto. Lei medico mi dice di
scendere a Padova. Parto. Ricordo come ieri di aver detto alla macchina di
portarmi a casa. Chiamo la mia amica Marta. Avevo bisogno di sostegno. Nn
ricordo altro. Arrivo a Padova e fortunatamente crollo. Dormo.
La mattina seguente arrivano mamma e papà. Andiamo in
ospedale. Aspetto. Entro. La dott.ssa bionda bella mi dice che per quei valori
ematologici nn ricoverano. E io estraggo la carte dell'eco. Mi dice. Cazzo! Mi
fa immediate te gli esami del sangue. Un eco all'addome. E mi spedisce in
gastroenterologia. Li aspetto ore. Arriva finalmente la dott.saa di guardia. Mi
dice che le sclere sono gialle e che il fegato sta male e quindi mi
ricoverano.
Ero contenta: avevo ottenuto il ricovero e sapevo che
in qualche giorno avrei saputo che cosa mi stava accadendo.
L'infermiere Giuseppe mi aiuta a vestirmi e mi da il
mio primo braccialetto bianco. Sono in stanza con una signora di 85 anni che
dorme tutto il tempo.
Entra la mia dottoressa. Non immaginavo lontanamente
quanto sarebbe stata importante x me. Facciamo l'anamnesi. Parliamo. Mi portano
dal dottore chiamato "bello e tenebroso" ma 'no stronzo... Mi fa l'eco.
Io faccio domande e lui risponde con un solo domani ti mettiamo in nota x la
tac.
La notte chiedo gocce x dormire.
Il giorno successivo sono a digiuno e nessuno mi
tocca. Non ricordo altro.
Il 21 alle 8 mi portano giù x la colon e gastroscopia.
Chiedo a Roberta la mia dott. di accompagnarmi. E la trovo giù.
Li c'è un infermiere simpatico che intrattiene la mia
attesa. Entra l'anestesista. Due occhi come il ghiaccio. Mi dice che mi
sederanno. Entro. Vedo Roberta ma ho appena il tempo di salutarla. Mi girano su
un fianco e bum... Dormo.
Mi sveglio dopo aver sognato le mie montagne. Sentivo
anche il profumo dei fiori.
Gli occhi color ghiaccio mi dicono che è andati tutto
bene e che non hanno trovato niente. Ma io non ero tranquilla.
Sapevo che c'era qualcosa.
Terzo giorno. Attesa di una tac, ma è andata buca
anche in questa giornata.
Decidono la biopsia per il giorno successivo.
Sono sollevata. L'unica preoccupazione e nella lettura del vetrino. Avendo
lavorato con le teste dell' anatomia patologica sapevo a chi poteva arrivare e
questo mi terrorizzava. Così chiesi a mio marito di contattare la sua ex in
modo da avere un aiuto. Che arrivo.
La biopsia è
un esperienza che fa paura: a vivo. Le 7 ore successive ferma a letto.
Mamma non mi
ha mai lasciata. Lei con il suo andrà tutto bene è stata la mia roccia. Lei e
la mia madrina.
E poi non
ricordo molto, non ricordo quando glielo dissi. Nn lo ricorda neanche lui.
Forse è un bene, un modo per guardare avanti.
24/08
Mi danno un
permesso d'uscita. C'è il matrimonio della Vale e io sono la testimone. Che
pianto che ci siamo fatte quando è arrivata. Le avevo detto che non sarei
andata e invece.... Un abbraccio che non dimenticherò mai.
Lei era
bella, io provata.
Non ricordo
altro.
25/08.
Altra libera
uscita. Sono stata a messa.
Nn ricordo
altro.
26/08
Giorno in cui finalmente mi fanno la tac. Il medico mi
chiede se ho dolori. Io chiedo a lui se vede altro di strano. Lui dice di no.
Risalgo in camera e Roberta mi comunica che dovrò
sottopormi ad un altra biopsia l'indomani. Io le chiedo della tac. Lei mi dice
che hanno trovato qualcosa ma non può parlarmi.
Finalmente bello e tenebroso comunica la notizia. C'è
una massa al pancreas. Dice che è necessario ripetere la biopsia ma che lui
riteneva fosse un neuroendocrino.
27/08
Ripetiamo la biopsia.
Altre 7 ore immobile.
Nn ricordo altro.
28/08
La conferma: Adenocarcinoma. Cazzo. Ricordo con
lucidità la telefonata che ho fatto con la mia madrina. Non ho pianto. Abbiamo
bestemmiato per la prima volta in vita nostra. Poi non so come, ma abbiamo
riso. Bello e tenebroso mi disse che dovevano operarmi immediatamente che
richiedevano un consulto con Verona che li sono i migliori. Il consulto dice
che l'intervento è escluso perché la malattia è sistemica. Bello e tenebroso ha
scazzato la prima volta illudendomi che fosse un neuroendocrino, la seconda
dicendomi che era operabile e mi ha lasciata senza parole quando mi disse che
avevo 4 mesi.
29/08
Incontrai lui: il mio oncologo. ricordo ancora il
passo deciso in corridoio con il camice che svolazzava come un supereroe. Lui è
il mio supereroe. Lui è un uomo calmo, sicuro, deciso.
Vi ho raccontato qualcosa di così intimo e mio che ho
condiviso, penso con pochi. Questo è stato l'inizio della mia malattia. E'
stato l'inizio di questa nuova vita che in alcuni momenti odio, e in altri amo
profondamente. Amo guardarmi allo specchio con la testa rasata, amo ritrovarmi
i capelli ricresciuti dopo alcuni cicli, amo perdere peso e dimostrare a me
stessa che rimetto su tutto fino all'ultimo grammo passati i giorni di terapia.
Io l'ho definita la mia guerra di trincea, di posizione.
In alcuni momenti mi sento molto sola in prima fila,
ma poi accade sempre qualcosa, che mi incrociare quello sguardo e la paura
passa…