Sabato sera ho avuto l'onore di portare la mia testimonianza sulla stanza rosa alla festa organizzata a favore dello IOV presso il centro culturale San Gaetano di Padova.
Riporto qui di seguito il mio discorso.
Buonasera,
mi chiamo Elisa, ho 41 anni e il
14 gennaio scorso ho terminato le terapie presso la stanza Rosa dello IOV.
Le avevo iniziate a ottobre 2011.
Sono qui a portare la mia
testimonianza ma so che le mie parole sarebbero anche quelle di Maura, Mariangela, Daniela, Chiara, Paola,
Rosetta, Silvia, Akima, Serenella, Barbara. Sono le mie sorelle, socie, amiche,
compagne di viaggio…
Quando mi sono ammalata di cancro
le due più grosse preoccupazioni sono state mio figlio e la chemioterapia. Mio figlio aveva un anno e mezzo e tanto
bisogno delle cure di una mamma. Per quanto riguarda la chemio, invece, mi
immaginavo le cure come una sorta di Inferno dantesco. Mi chiedevo se sarei
stata in grado di arrivarne alla fine viva.
Il primo giorno di cure lo
ricordo come si ricorda il primo amore o l’esame di maturità: è tutto lucido
nella memoria. Ero terrorizzata. Alla fine di un lungo corridoio mi è venuta ad
accogliere Deborah, uno degli angeli della stanza rosa. Mi ha sorriso con una
dolcezza infinita e mi ha fatto accomodare dentro una piccola stanza
coccolissima, con le pareti colorate, i quadri appesi. C’è persino uno specchio
con un barattolo di cosmetici. Vicino alla finestra coperta da una tenda in tulle colorato, c’è una pianta. Poche
poltrone arancioni e comode occupano la
parete di destra mentre a siniistra c’èun carrello per le medicazioni e un pc
che per ascoltare la musica. Vicino a me era seduta un’altra donna più o meno
della mia età. Si chiama Rosetta. Siamo state compagne di viaggio ancora per un
po’ e ora siamo amiche per sempre. Quel giorno chiacchierammo tantissimo e
quasi non mi accorsi che stavo facendo la mia prima terapia.
Da quel momento in poi non ho più
avuto paura delle terapie, nonostante alcuni episodi di allergia ai farmaci
della chemio non proprio banalissimi. Ho
affrontato il percorso di cura con grande serenità, sentendomi protetta e soprattutto con tanta voglia di stare con i
miei angeli e le mie compagne di avventura .
Non ho mai vomitato durante le
terapie. Incredibile perché a me, di solito, basta pochissimo. Sicuramente
dipende dagli ottimi antiemetici che ci hanno messo a disposizione ma senza
dubbio dipende anche dal mio stato d’animo durante le terapie.
Perché, vi sembrerà incredibile,
ma noi in stanza rosa abbiamo anche riso alla grande. Difficile immaginare delle donne sotto flebo
con una diagnosi fresca di cancro che ridono e scherzano, vero? Il dramma non è
meno grave se ridiamo ma ridere ci aiuta a superare il panico che si prova
davanti ad un problema come il nostro.
Ebbene, nella stanza rosa si
riesce a ridere. Ci si scambia anche ricette, consigli, ci si confronta sui
propri percorsi terapeutici, si progettano matrimoni, si ascoltano e raccontano
storie di vita. A volte si piange. A volte si fa anche silenzio quando capita
in stanza una di noi che sta più male del solito o che semplicemente non ha
voglia di parlare.
E ora vi sconvolgerò ancora di
più nel dirvi che per me e per molte delle donne che ho citato prima, la stanza
rosa è stata una casa che ora ci manca un po’.
A fare la forza della stanza rosa
sono anche e forse soprattutto le persone che la frequentano e il loro spirito
di gioia nonostante le avversità. Perché è bello vivere e nessuno lo sa meglio
di noi e di chi lavora per noi e con noi.
Sto parlando quindi di noi ma
anche di loro, i nostri angeli custodi, le infermiere Paola, Monica, Cinzia,
Deborah. Ci accolgono sempre con un sorriso, sono attentissime a non farci
sentire quel maledettissimo ago che entra dentro la pelle. Ci abbracciano, ci coccolano, ci consolano. Io
credo sia difficilissimo stare tutto il giorno con dei malati oncologici e
riuscire a mantenere alto lo spirito e il sorriso. Loro ci riescono .
Percorrendo il corridoio che ci porta alla stanza rosa,
mi sono chiesta più volte come mi sarei sentita a tornare qui a causa di una
recidiva o di una metastasi. Sarei stata ancora di buon umore, ottimista? Probabilmente no. Mi mmagino allora come
potrei sentirmi arrabbiata nel tornare in un posto così difficile, se poi è
anche freddo e poco accogliente.
Concludo, auspicando che tutti i
malati di cancro potranno presto essere fortunati come me, come noi, e avere anche loro la propria stanza rosa,
azzurra, lilla… … Perché è impossibile riuscire a chiacchierare in uno stanzone
grande e dispersivo – impossibile passarsi le ricette, impossibile ascoltarsi
con il cuore, impossibile essere positivi.
Grazie
Bellissimo discorso. L'esperienza di cui parli è anche la mia da 5 anni. Ininterrottamente, ma senza mai perdere la fiducia, proprio perché si condivide e si crea forza. Anche se da noi la stanzetta non è rosa ed è più uno stanzone, però funziona davvero lo stesso!
RispondiElimina:)
Wide
evviva la stanza rosa..bravissima ed esprimere le emozioni e tutta la riconoscenza per la stanza rosa e le sue occpuanti....
RispondiEliminaè proprio vero, in quei momenti la forza la ricevi a piene mani da chi condivide con te quei momenti, compagne di avventura e infermiere.
RispondiEliminadavvero bello il tuo discorso!
ciao Elisa, ci siamo conosciute stasera all'Anfora, bellissima serata, ricca di conversazioni interessanti...ho letto un pò le cose che scrivi sul tuo blog, scrivi molto bene e sentirti raccontare di questa tua esperienza di malattia e di guarigione, accompagnata da intense emozioni, mi fa sentire che ci sono molto cose della vita che ci accomunano, perché anche io nel mio libro "Duemila chilometri dalla libertà" racconto esperienze simili, anche se di natura completamente diversa. Spero avremo altre occasioni per incontrarci, intanto ti auguro buona vita, Paula Cristina Zavloschi
RispondiEliminaAnch'io nei momenti in cui facevo le chemio in un ospedale della provincia di Verona ho incontrato medici e infermieri molto professionali che mi hanno coccolata come non mai. In quelle piccole stanze ho trovato persone che stavano facendo il mio stesso percorso, si chiaccherava e a volte si riusciva anche a ridere. Ho incontrato anche due persone che stavano molto male e allora li calava il silenzio. Io vedendo loro mi sentivo molto fortunata anche se anch'io ero sotto chemio. E' bello sentire queste testimonianze anche per cercare di infondere coraggio e speranza in chi sta combattendo contro il mostro. Un abbraccio di vero cuore a tutte
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